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Un covo di vipere

Un covo di vipere
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27 punti carta PAYBACK
Brossura:
261 Pagine
Editore:
Sellerio Editore Palermo
Pubblicato:
30/05/2013
Isbn o codice id
9788838930539

Descrizione

"Sognando, Montalbano è entrato in un sogno dipinto da Rousseau il Doganiere. Si è ritrovato, insieme alla fidanzata Livia, nel respiro di luce e nella convivenza innocente di un'edenica foresta. Gli intrusi riconoscono il luogo solo grazie a un cartello inciso a fuoco. Sono nudi. Ma portano addosso l'ipocrisia di foglie di fico posticce, fatte di plastica. L'armonia dell'eden, la sua mancanza di volgarità e violenza, è una finzione pittorica. Non appartiene a nessun luogo reale. E neppure ai sogni. Ciononostante, anche nella cieca e brutale realtà può sopravvivere la delicatezza del canto discreto e cortese di un uccello del paradiso saltato giù dai rami dipinti o sognati. Montalbano viene svegliato dal fischiettare di un garbato vagabondo che intona II cielo in una stanza, con "alberi infiniti", imponendosi sul fracasso di un temporale. La filologia congetturale del commissario deve applicarsi al fondo torbido e malsano di esistenze nascoste e incarognite dal malamore, dagli abusi e dalle sopraffazioni, dalla crudeltà e dalla sordidezza, dalle ritorsioni e dai ricatti, dalla gelosia e dal rancore: non meno che dall'interesse. Il ragioniere Cosimo Barletta, sciupafemmine compulsivo e strozzino, è stato trovato morto: ucciso con modalità che a prima vista appaiono inesplicabili, e addirittura insensate. Montalbano indaga sui segreti impenetrabili di una famiglia e sui misteri di una comunità. Sui rapporti di sangue e quelli di affinità." (Salvatore Silvano Nigro)

La nostra recensione

Questa volta Montalbano fa una gran fatica a impegnarsi a fondo per arrestare chi ha ucciso il ragionier Cosimo Barletta. Non perché sia venuto meno al suo dovere, ma perché i suoi principi fanno a pugni con il profilo ‘disumano’ che del morto emerge durante l’inchiesta. In ordine sparso le attività a cui si dedicava quel sessantenne cinico e arrogante risultano essere: speculazioni edilizie, investimenti illeciti, prestito a strozzo e ricatti sessuali nei confronti di ragazze irretite, che fotografava di nascosto servendosi poi di quegli scatti per ottenere quel che voleva. Basta e avanza perché Montalbano provi disprezzo per quel personaggio spregevole, fino al punto che tanto disgusto lo porta a tralasciare aspetti ai quali altrimenti avrebbe subito prestato attenzione. Non aiuta nemmeno il fatto che Barletta sia stato ucciso “due volte”, prima con il veleno poi con un colpo di pistola alla nuca, che praticamente mezza Vigata lo volesse morto e che, quindi, il baratro di perversione che gli si apre dinnanzi mentre si avvicina alla soluzione lo faccia vacillare più dell’accettabile. Sì, perché l’indagine alla ricerca dei “due assassini”, una trama che il commissario tesse con l’aiuto prezioso di Fazio e di un insolitamente attivo a acuto Augello, porta a una verità amara, sepolta sotto il torbido strato di fatti che dal passato si depositano lentamente, protetta da un’omertà malsana e da un malinteso senso dell’onore e dell’amore. Covo di vipere è un ‘Montalbano’ dall’impianto consolidato, in cui tutti i personaggi di contorno - da Catarella a Livia, da Tommaseo al questore, da Adelina a Enzo - tornano a occupare il loro spazio definito contribuendo a caratterizzare la scena, così come del resto si aspettano i tanti affezionati lettori di Andrea Camilleri, e con un Montalbano particolarmente sensibile e inquieto che, tra le pieghe più umoristiche e lievi del racconto, non rinuncia alla sua personalissima visione della giustizia che già in passato aveva spinto Livia a dirgli: “Tu vuoi essere Dio”.
Antonio Strepparola