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Frutti dimenticati (I)

Frutti dimenticati (I)
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28 punti carta PAYBACK
Brossura:
201 Pagine
Editore:
Marcos Y Marcos
Pubblicato:
05/11/2008
Isbn o codice id
9788871684918

Descrizione

Un parroco che muore senza rivelare a nessuno dov'erano custodite le fiaschette del suo formidabile Brugnòl, il liquore di prugnolo che furoreggiava per la festa dei frutti dimenticati. Il paese si mobilita per risolvere il mistero. E dalla penna magica di Cristiano Gavina sgorga una nuova storia, una galleria di personaggi indimenticabili. Perché i frutti dimenticati non sono quelli esposti nelle ceste di vimini, i prugnoli, le cazzeruole, le more dei gelsi o i corbezzoli: i frutti dimenticati siamo noi che li coltiviamo. Siamo gli ultimi testimoni di un continente che è ormai sprofondato da tempo, come Atlantide; gente che conserva in sé il seme di tutto quello che è stato.

La nostra recensione

I frutti dimenticati sono quelli della festa di Casola Valsenio, che si tiene tutti i venerdì di giugno e di luglio, Piante ormai sconosciute, come le azzeruole, le giuggiole o le pere volpine. I frutti dimenticati è il titolo dell'ultimo romanzo di Cristiano Cavina, in cui il protagonista è... Cristiano Cavina. Il frutto dimenticato è la metafora della situazione familiare di Cristiano, il frutto dimenticato che non ha mai conosciuto il padre. "Mio padre era tra i tanti forestieri che venivano a Casola per quella festa", ma lui non poteva saperlo. L'assenza del padre, la storia più importante di tutte, viene esorcizzata con una miriade di storie. Senza un padre non si cresce, senza un padre non si è: la vita di Cristiano è uno sforzo continuo per riempirne l'assenza e costruire un'alternativa. A fargli da padre diventano quindi gli amici, le suore, la mamma, ma soprattutto i libri. Questo forestiero però si fa vivo, dopo molti anni, dopo troppi anni, quando una fase importante della vita di Cristiano è trascorsa e una nuova fase inizia: sta per diventare padre a sua volta. Ma l'incontro non ha nulla a che vedere con quanto aveva sempre immaginato da piccolo Cristiano, quando fingeva di essere un palombaro che tentava di aprire lo scrigno di un tesoro: il comò di sua nonna con cui era cresciuto. La forza del romanzo sta nel presente, nel fatto che il padre permane come figura astratta anche dopo essersi rivelato. Cristiano lo accetta lentamente, e lo perde nel momento in cui aveva appena iniziato a conoscerlo. Infatti è come se gli concedesse solo due settimane, le ultime due settimane che restano a quel padre che non c'era, non c'è mai stato. Ma che ora è in fin di vita. Quando una vita si spegne, arriva tra non poche difficoltà Giovanni, suo figlio, nato prematuro, "fragile ma forte". Il forestiero non vedrà la nuova festa dei frutti dimenticati. Ma Cristiano ci andrà accompagnato da Giovanni. Perché diventare padre e diventare figlio nello stesso momento diventa il segno di una dannazione atavica. Le colpe dei padri non si finiscono mai di scontare. Cristiano si rivede così ritratto nella figura di quell'uomo: un uomo che abbandona il figlio nel momento della nascita, che si separa dalla compagna e perde l'amore nel momento in cui non deve, non può farlo. A questa condanna però Cristiano reagisce. Con l'unico modo che gli è dato. Raccontando. - Valeria Merlini -