Prosa incenerita, estranea, verso irrappresentabile. Un alga giallastra che avvolge e frantuma i corpi, storpi e rinati. Questa prole verbale cerca un interferenza, un vacuobuioallucinato musicale. Un de-generato amore d'autore b-io-grafico. Svanisce l'architetto e rimane la pietra gettata nel vuoto che si autogenera. L'assoluta incapacità di rappresentare la "brodaglia d'amorazzi e usignoli" che si fa minzione sui colli e nei giardini immargheritati del passato. Sulla carta da parati impazzita dell'autoreferenzialità. Questo scriventesi si writerizza sulle mura del corpo con bombolette a spray invisibile per poi picconare e ridurre in maceria il muro stesso. Il verso si vedovizza dalla parola. I nomi, il nome diviene più importante della musa. Donna fatta di corpo e soffio. Impensata e irraggiungibile, ridotta a pezzi e ricomposta in una nuova genia, vulnerabile e perversa. Violenta e devozione. Basta! Usciamo da questo infiorito calvario che ha abitato, abituandoci ad amar così male. Stavolta, cavatevi dal petto il cuore e imparate a sospirar senza di esso perché l'amore è altro.