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Bullo del quartiere. L'America alla ricerca di un impero. Cronologia (1979-2006) (Il)

Bullo del quartiere. L'America alla ricerca di un impero. Cronologia (1979-2006) (Il)
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Brossura:
522 Pagine
Editore:
Dalai Editore
Pubblicato:
01/01/2006
Isbn o codice id
9788884909305

Descrizione

Era il 1992 quando il generale Colin Powell, allora presidente del Comitato dei capi di stato maggiore, davanti a una Commissione parlamentare di Washington dichiarava: "Voglio essere il bullo del quartiere perché non ci sia futuro per i tentativi di sfida alle forze armate degli Stati Uniti". Era il tempo della presidenza Bush sr. e l'Urss (il reaganiano "impero del male") non esisteva più. L'assenza della superpotenza rivale offriva agli Usa la possibilità di intraprendere una nuova strategia di egemonia mondiale verso l'area del Golfo Persico e del Caucaso. Già all'epoca, la Cia, ricordando il successo dell'Islam integralista nella lotta contro i sovietici in Afghanistan, esortava a utilizzare ancora le stesse dottrine per "destabilizzare quel che resta del potere russo e per contrastare l'influenza cinese in Asia centrale". Fu il democratico Clinton a far propria questa politica di "enlargement" e ad aggiornare la lista dei nemici chiamandoli "Stati canaglia". Oggi, con la Dottrina Bush, che dopo l'11 settembre 2001 ha portato all'occupazione di due Paesi e a uno stato di guerra permanente, assistiamo alla manichea contrapposizione tra il nostro mondo e un fantomatico "asse del male", raggruppante a discrezione degli Usa tutti gli Stati sponsor del terrorismo. Ma non si può capire l'origine di tale fenomeno senza ricostruire l'ambiguo rapporto che lo lega all'establishment americano, che ne ha fatto un uso strumentale negli ultimi venticinque anni: ed è proprio questo il nodo che Flamini sviscera nel suo implacabile e rigoroso lavoro. Implacabile nel mostrare, con un'ironia sferzante, la pantomima tragicomica della Storia, in cui ci si allea con i vecchi nemici (la Russia) per sconfiggere gli alleati di un tempo (Bin Laden); si lascia al suo posto un dittatore (Saddam) dopo che gli si è invaso il Paese e poi si affama il suo popolo per spingerlo a spodestarlo; si mente all'Onu per scatenare una guerra e dopo si chiede l'aiuto del mondo per arginare il disastroso dopoguerra. Il rigore del libro, però, che è anche la sua forza, deriva dalla nutrita cronologia: perché solo la nuda concatenazione dei fatti e delle affermazioni può dire più delle condanne teoriche, può svelare come dietro la sarabanda delle contraddizioni, ipocrisie e proclami si celi una miscela esplosiva di arroganza e strategia imperiale che ha un solo obiettivo: il controllo delle risorse energetiche primarie. Da esso dipenderà il futuro del mondo, anche del 'nostro'.