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Caduto fuori dal tempo

Caduto fuori dal tempo
Ebook
con Adobe DRM
Editore:
Mondadori
Pubblicato:
26/10/2012
EAN-13
9788852030659

Descrizione

Caduto fuori dal tempo è un punto d'arrivo nella carriera letteraria di uno dei massimi scrittori contemporanei, uno di quei libri che portano la nostra consapevolezza e la nostra capacità di sentire a un limite oltre il quale non è possibile andare.
Tutto comincia con un'immagine, un gesto, un movimento di misteriosa, evocativa potenza: un uomo si alza all'improvviso da tavola, prende commiato dalla moglie ed esce per andare "laggiù". Ha perso un figlio, anni prima, e "laggiù" è dove il mondo dei vivi confina con la terra dei morti.
Non sa dove sta andando, e soprattutto non sa cosa troverà. Lascia che siano le gambe a condurlo, per giorni e notti gira intorno alla sua città e a poco a poco si unisce a lui una variegata serie di personaggi che vivono lo stesso dramma e lo stesso dolore: il Duca signore di quelle terre, una riparatrice di reti da pesca, una levatrice, un ciabattino, un anziano insegnante che risolve problemi di matematica sui muri delle case. E l'uomo a cui è stato affidato l'incarico di scrivere le cronache cittadine. Ciascuno ha la propria storia, chi ha perso il figlio per una grave malattia, chi in un incidente, chi in guerra. Insieme a loro idealmente, visto che non può muoversi dalla sua stanza, c'è anche una strana figura di Centauro, con la parte inferiore del corpo che nel tempo si è trasformata in scrivania. È uno scrittore che da quindici anni vive circondato dagli oggetti del figlio che non c'è più, e il cui unico desiderio da allora è catturare quella morte con le parole. "Non riesco a capire qualcosa finché non la scrivo" dice. È lui a ispirare e a inglobare la storia che stiamo leggendo.
La marcia di quei genitori prosegue in giri sempre più ampi intorno alla città, monologando o dialogando ognuno di essi parla di sé, del desiderio di rivedere almeno una volta il proprio figlio, della vita che si è interrotta in quel tragico momento. E ognuno ha una sua voce, che Grossman in modo sublime trasforma nella voce della poesia, la lingua del dolore. Arriveranno "laggiù"? Sì, ci arriveranno, fusi a quel punto in un coro di pura e profonda umanità.
E noi con loro, in pagine di sconvolgente intensità e verità. Per capire, insieme a Centauro, che il cammino di questi uomini e donne esiliati nella terra del dolore è stato una "lotta contro la distruzione, la cancellazione, l'oblio", il bisogno di dare un paesaggio a quella terra, la volontà di sottrarre la memoria alla tenebra per riconsegnarla alla vita.

La nostra recensione

Muor giovane colui ch'al cielo è caro. La cultura occidentale (il verso è di Menandro, ripreso da Leopardi) ha sempre cercato di proteggersi dalla crudeltà di una morte innaturale, quella che strappa un figlio agli occhi dei genitori, che con quel dolore devono convivere. David Grossman, dopo la morte del figlio in guerra sei anni fa, ha dedicato la sua riflessione narrativa alla comprensione e alla sopportazione di quel dolore e ora, con questo suo ultimo libro, va 'laggiù', in quella zona incerta di contatto tra vita e morte, accompagnato da personaggi che condividono la sorte straziante della perdita di un figlio. Di parola in parola emerge il 'fulgore', quel fuoco che solo la poesia riesce a esprimere compiutamente; fulgore è quello che provano i personaggi, la potenza visiva/emotiva di questo incontro la cui ineffabile intensità brucia tagliente nell'accogliente grembo materno, di cui il 'laggiù' che raggiungono è la tragica negazione. Il Duca, il Vecchio maestro, il Ciabattino, il Centauro, la Levatrice, lo Scriba delle cronache cittadine e l'Uomo che cammina condividono un pellegrinaggio che srotola un racconto, spinti 'laggiù' per desiderio di un contatto, di un istante che restituisca agli occhi, alle mani, alla bocca, alle orecchie un corpo che non c'è più. Un coro tragico di voci, una processione assidua di anime, una carovana errante di corpi, Grossman mette in scena una sorta di sacra rappresentazione del dolore e della memoria, con un'intensità e una consapevolezza che stordiscono e s'aggrappano al cuore. Una sacra rappresentazione dove non c'è traccia di divinità; tutto - consolazione, nostalgia, disperazione, ansia, ricordo - tutto quanto è affidato alla poesia, a una drammatica umanità cosciente. Antonio Strepparola