Credo che il nome Cyboria sia stato inventato, in parti uguali da Jacopo Olivieri e Massimo Cracco, oggi più che mai lanciati nelle loro carriere di autori, ma allora perdigiorno insieme a me. Eravamo un bel gruppetto di trentenni dai capelli lunghi, e l'idea di fondo, tutt'altro che nuova, e per questo per noi folgorante, fu quella di immaginarci una remota città ideale, che tre menti eccelse decidono di costruire in un territorio remoto a costo delle rispettive carriere. Una città che, quando venne pensata, era all'avanguardia tecnica e modernissima, quindi futuristica ma che, nel momento in cui inizia la vicenda (ora che sono passati anni) è forse diventata antica, o in rovina, chissà. Però è ancora lì, a disposizione di chiunque abbia il coraggio di ubbidire a quel semplice ordine: "vai tu!".
E di ingaggiare Galeno, la più vicina della guide robotiche che sanno in che modo arrivarci.
Esattamente come fanno i tre grandi fondatori di Cyboria nel libro