L'Africa è stata conquistata, derubata, deportata, saccheggiata da quando gli europei si sono dati la necessità di accaparrarsi materie prime, mano d'opera gratis praticamente da sempre, dall'antichità senz'altro. Dalla prima conquista del nord-Africa da parte degli antichi imperi, quello romano in capo, alle più spietate deportazioni verso lidi nuovi e sacralizzati, alle trivellazioni, scavi e cave scoscese, che inghiottono piccole vite nascoste alla vita. La comunità internazionale non vuole ancora capire che la povertà permanente dell'Africa, come dell'oriente e del sud-America, è un grosso scoglio da allontanare se si vuole evitare la pressione che stiamo osservando verso lo stato centrale, foriera di un probabile botto della società economica occidentale. Rischio, questo, che chi tiene le redini sovranazionali, gestisce come si è sempre fatto in tutte le società, rischiando la stabilità politica, già poco stabile, di regioni da sempre in uno stato di inoppugnabile colonizzazione sregolato, penosamente disuguale. Salvo ad intervenire con pugno di ferro coperto da apparenti valori umanitari e democratici. Ma il pugno è pesante e bene armato e dopo il suo colpo solamente polvere e disperazione, naturalmente depauperando ulteriormente una umanità lasciata nelle grinfie di sminuzzati poteri armati e asserviti alle potenze dominanti straniere. All'interno di questo aberrante, progettato modello esportato in ogni regione ove si forma un crogiolo di interessi aberranti.