Composti fra il 1513 e il 1517 (o 1519: le controversie sulla datazione sembrano destinate a restare irrisolte) i "Discorsi" si configurano non come trattato sistematico, ma come insieme di osservazione che, in forma di libero commento ai primi dieci libri delle storie di Livio, investono i grandi problemi connessi con la dinamica della vita storica e politica. Le ragioni dell'ascesa e della decadenza degli Stati, la conflittualità intrinseca a ogni corpo sociale, il ruolo del popolo, la necessità e la possibilità delle conquiste sono i nuclei tematici attorno a cui si esercita la lucida riflessione dello scrittore, che dalle vicende della repubblica romana trapassa, in un assiduo contrappunto fra passato e presente, all'indagine dei meccanismi individuabili nel divenire universale della storia. Scritti con impareggiabile vigore di stile, segnati da una straordinaria capacità di analisi, i "Discorsi" si propongono come una lettura indispensabile a chi voglia penetrare nella sua autentica complessità il pensiero politico di Machiavelli, troppo spesso irrigidito in formule spregiudicate e semplicistiche, confemando l'immagine di ciò che Machiavelli fu sempre, "fautore della libertà e della repubblica, e convinto, per conseguenza, della superiorità delle leggi e dei buoni ordini rispetto a qualsiasi tipo di principato".
(Gennaro Sasso)