Rappresentato nel 161 a.C., in una Roma ancora all'oscuro delle raffinatezze del grande teatro greco, l'"Eunuco" affronta uno dei temi più cari alla drammaturgia comica greca e romana, quello dell'eros e dei dilaceranti effetti della passione d'amore. Protagonisti sono due fratelli, Fedria e Cherea, che incarnano modi opposti di vivere l'eros: il primo, serio e assennato, alla ricerca di un vero affetto e perso in una percezione cerebrale dell'amore, è reso quasi folle dal desiderio impossibile per l'etera Taide, che vorrebbe possedere totalmente, anima e corpo; l'altro, istintivo e passionale, pronto agli scatti più aggressivi, è dominato da una passione robustamente fisica per la giovane Panfila, e con atti rapidi e temerari - non esita infatti a travestirsi da eunuco per entrare nella casa della sua amata - sa conquistare la ragazza con tenera ferocia e trionfante maschilismo.
Così i due giovani, vittime del disordine incontrollato degli affetti, mettono in crisi i fondamenti e i pricipi ideali del sistema familiare, rappresentato dall'anziano padre Demea. Ma a fare da 'trait d'union' tra i figli e l'austero patriarca interviene Taide, la saggia etera capace di capire i sentimenti altrui che, in un ribaltamento dei ruoli tradizionali, svolge la delicata funzione di paciere e di forza conciliatrice.
Dedicata a un tema intrigante e certo gradito al gusto del pubblico romano, questa commedia, che si conclude con una grande festa di riconciliazione, si inserisce nella vasta problematica, più volte affrontata da Terenzio, dei rapporti familiari e dei conflitti tra generazioni, e contiene in embrione suggestioni poetiche che sembrano preannunciare la sensibilità erotica augustea e l'elegia d'amore latina.
Testo latino a fronte.