Follia al chiaro di luna, dramma in due atti di Cesare Carbonieri, riprende in parte le tematiche proprie dei conflitti psicologici e relazionali in una condizione scenica spoglia e carica di oppressione. I dialoghi serrati sono chiamati a intrecciarsi con momenti di pathos in grado di accentuare ulteriormente la drammaticità dell'opera il cui tema dominante è ciò che in psicanalisi viene definito complesso edipico. Un tema, questo, che non può non far discutere per via dei suoi tratti simbolici: la ribellione del figlio contro il padre in quanto lotta tra generazioni; la volontà di sovvertire l'egida istituzionale; il rifiuto a conformarsi all'etica dominante. In tale contesto, il sentimento amoroso non solo si scontra con l'aberrazione, seppure metaforica, dell'incesto, ma anche con l'odierna alterazione dei ruoli tradizionalmente attribuiti ai sessi: una moglie schiava e stanca di un marito padrone interiormente arido; un capofamiglia incapace di reagire al pericoloso susseguirsi degli eventi se non con la prepotenza. In Follia al chiaro di luna, l'erotismo esercita un ruolo deflagrante. Nella sua continua repressione (l'irrealizzabile desiderio del figlio di possedere la madre, la madre frustrata dall'impotenza del proprio uomo e invano desiderosa di dar corpo alla propria libidine con un altro) diventa, infatti, l'autentico protagonista della scena, con esiti sorprendentemente inaspettati. Pazzia, repressione sessuale, simboli e metafore sono gli ingredienti di un'opera tesa a voler indagare negli oscuri meandri della dimensione umana.