"Gli anni ideali" sono la continuazione di quel filone di memorie poeticamente trasfigurate che Neri Pozza aveva avviato nel 1975 con "Commedia familiare" e continuato nel 1979 con "Una città per la vita".
Negli ultimi anni della sua attività, abbandonate le ricostruzioni-invenzioni delle vite degli artisti veneti del Rinascimento che avevano fatto di lui "un grande Vasari moderno", Pozza dà libero sfogo alla sua vena memorialistica ritenendo fosse un preciso dovere morale quello di raccontare i fatti e i misfatti del tempo e della società in cui era vissuto offrendo il suo contributo di testimonianza alla verità storica. Nascono così "Personaggi e interpreti"(1985),
"L'ultimo della classe" (1986), "Il pidocchio di ferro" (1988), e questo "Gli anni ideali" che egli lasciò sul tavolo, definitivamente corretto e pronto per la stampa, insieme con altri scritti inediti.
In questo libro Neri Pozza narra gli anni dei suoi grandi ideali, cioè gli anni dell'adolescenza e della prima giovinezza fino alle soglie della maturità, nel corso dei quali amici, esperienze, libri e maestri di vita ne plasmarono in maniera definitiva il carattere, le inclinazioni professionali e morali, le passioni civili. Interrogandosi sul senso della sua giovinezza e di quella dei suoi amici vissuta nel delicato periodo del ventennio fascista, Neri Pozza - che era un uomo di generosa umanità ma imcline a robuste collere civili - ritrae con appassionata partecipazione tutto un mondo di onesti e disonesti, savi e stolti, idealisti coraggiosi e deboli opportunisti, servi vigliacchi e avventurieri i quali, tra le due guerre, popolarono Vicenza in una maniera non dissimile dalle molte altre città della provincia italiana.