Ulisse ha vent'anni, è alto più di due metri ed è forte e duro come la pietra grigia delle montagne. Ha spalle enormi sulle quali ogni giorno carica pesanti sacchi di farina. Ha una forza immensa e con un solo pugno è capace di ammazzare un maiale di due quintali. Eppure Ulisse è buono come il pane e non si risparmia le fatiche del lavoro per aiutare la sua famiglia: la madre Gina, rimasta vedova, sfinita nel corpo e nello spirito dalla dura vita dei campi; e i fratelli, la piccola Maria, che non parla ma sente e nota tutto, e i quattro "evangelisti", così chiamati perché di questi portano il nome. La vita, per tutti loro, ha i tempi e la misura della terra che coltivano. Ma un giorno d'estate, un estate torbida che soffoca tutto, uomini, animali, piante, sotto una cappa di calore cocente, ecco che appare bella come una promessa di pioggia, Caterina, una ragazza di città arrivata in campagna per trascorrere le vacanze. E pioggia infatti sarà. Una pioggia violenta che si trasforma in grandine, portando morte e distruzione tra i campi e nel cuore di Ulisse, che per la prima volta proverà le gioie e, soprattutto, i tormenti della passione. Una storia d'amore, quella di Ulisse e Caterina, tesa e drammatica, nata sullo sfondo di una natura madre e insieme matrigna che regola, con implacabile ferocia, il ritmo delle singole esistenze, e cresciuta tra le pieghe e nei solchi di una terra padrona dove gli uomini invecchiano presto e dove i loro corpi prendono il colore e l'odore dei campi. Una struggente ossessione amorosa che Guido Conti descrive con l'energia di una lingua carica di umori, intensamente fisica, una vicenda intenssissima in cui i protagonisti sono fermati al culmine della loro esistenza, nel gesto o nell'espressione più risoluta ed estrema.