Nei giorni difficili e sbandati in cui abbiamo imparato ad adattarci improvvisamente a nuove realtà e a nuove abitudini, a conoscere le voci del silenzio, anche quello dietro alle mascherine protettive, abbiamo imparato cose che ci sembravano sconosciute o dimenticate. Come fare il pane in casa, e non quello con il Dolceforno che regalavano a tutte le bambine negli anni della loro infanzia, ma il pane vero, magari con il lievito madre e con le farine miste per renderlo più croccante. E dolci con impegnative ricette scoperte su Google o nei programmi tv, per cui adesso abbiamo tutti qualche consolatorio chilo in più. Nel tempo improvvisamente ritrovato, abbiamo fatto ordine negli armadi, arrivando a un improvviso e liberatorio bisogno di eliminare il superfluo, quello che gli americani chiamano "decluttering", quasi una disciplina per la rimozione degli oggetti personali e le cose di famiglia. E abbiamo anche scoperto il piacere di coltivare le piante, pure quelle più semplici nei vasetti di plastica comprate al supermercato nelle rare uscite consentite. Perché ogni loro piccola gemma, ogni nuova foglia o fiore è stato il segno della vita che continua, come un messaggio di speranza e di fiducia. E nei nostri balconi, mai così colorarti e rigogliosi come ora, aspettiamo che domani nascano nuovi germogli e nuovi fiori. Domani. Forse...

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