Cominciato durante il confino fascista a Brancaleone, e proseguito fino alla morte, il diario di Pavese ne costituisce a tutti gli effetti l'autobiografia. Il mestiere di vivere, che ha come precedente nella letteratura italiana moderna solamente lo Zibaldone di Leopardi, segue la scia baudelairiana del diario personale che volge in un vero e proprio laboratorio di riflessione letteraria.
Vive in questa sua opera la contraddizione di Pavese tra la volontà di chiarezza e l'incapacità di superare il romanticismo insopprimibile degli assillanti richiami al suicidio, o del masochistico compiacimento di avvilirsi, od ancora di alcune ossessioni sessuali.
Con una scrittura essenziale e cruda, Il mestiere di vivere si tramuta così nella confessione umana e letteraria di uno dei più grandi scrittori italiani del Novecento.