Opera più celebre di Oscar Wilde, "Il ritratto di Dorian Gray" uscì nel 1891. Massima espressione del decadentismo e dell'estetismo, il romanzo narra di un giovane di eccezionale bellezza, il quale commissiona a un pittore di nome Hallward un ritratto. Ossessionato dal trascorrere impietoso del tempo e dalla prospettiva ineludibile della vecchiaia, grazie a un incantesimo Gray riesce a far sì che tutti i segni lasciati su di lui dal tempo, anziché sul suo viso, vengano assorbiti del tutto dal ritratto. Eccede così nella lussuria e si abbandona al godimento sfrenato di ogni piacere, conservando immutata la giovinezza e l'avvenenza. Hallward però gli rimprovera tanta indecorosa condotta e lui lo uccide. Il ritratto diventa lo specchio e l'evidente atto d'accusa del suo peccato e della vile infamia che ha compiuto. In un raptus di disperazione, Gray infine lo squarcia con un pugnale, non immaginando che colpire il ritratto avrebbe significato inevitabilmente infliggere un colpo mortale a se stesso. Ecco dunque la morte immediata. Gray cade a terra esanime. E mentre il giovane bello e intonso permane sulla tela, a terra giace il vecchio, ormai corrotto dal vizio.