Torna indietro

Il vagone

Il vagone
9,50 -5%   10,00 

Ordina ora per riceverlo venerdì 3 maggio. 

19 punti carta PAYBACK
Brossura:
152 Pagine
Editore:
Mondadori
Pubblicato:
03/01/2012
Isbn o codice id
9788804614999

Descrizione

Il 2 luglio 1944 parte l'ultimo treno di deportati da Compiègne, direzione Dachau. Su quel treno, composto da ventidue vagoni più quelli di scorta e un vagone di coda, sono ammassate duemilacentosessantasei persone. Per coprire un tragitto che in tempi normali richiederebbe una giornata, quel convoglio impiega settantasette ore, attraversando regioni in cui si registrano le temperature più alte della stagione. All'arrivo i morti sono più di cinquecento. Questo romanzo è la storia di quel viaggio vissuta dall'interno di uno dei vagoni, un racconto che è puro orrore, un incubo divenuto realtà: cento persone ammassate come bestiame nello spazio di un carro merci, una calura insopportabile, senza aria, e poi la fame, la sete, la morte che si può toccare. La morte e il suo odore... Un viaggio di tre giorni in cui, all'interno di ogni vagone, individui ai quali "hanno tolto anche la vergogna" sperimentano l'inferno, dentro e fuori di loro. Tre giorni che il narratore descrive ora per ora. Tre giorni di lotta contro se stessi e contro gli altri: la paura, il panico, lo schifo, e poi la rabbia e l'odio per il vicino. Ma anche la speranza, a volte, quando il treno all'improvviso si ferma. E la solidarietà, totale e intensa come mai nella vita. La disumanizzazione degli ebrei compiuta dai nazisti cominciava qui, su questi treni, dove l'umanità ha toccato il fondo dell'abiezione. Rykner ce la racconta in presa diretta, e per il lettore è un'esperienza che non lascia indenni.

La nostra recensione

È facile immaginare a quale vagone faccia riferimento lo scrittore francese Arnaud Rykner. Perché anche se dalle atrocità commesse dai nazisti durante la Seconda guerra mondiale sono passati quasi settant'anni, non è possibile e non è giusto dimenticare. Dachau è un nome che ancora fa paura, che rimanda a immagini terribili, disumane, che richiama una pagina di storia che vorremmo non fosse mai stata scritta. Il vagone, dunque, è quello dell'ultimo treno che dal comune di Compiègne a nord di Parigi condusse duemilacentossessantasei uomini arrestati dalla Gestapo al campo di Dachau.
Un viaggio di tre giorni per andare incontro alla morte, un tragitto allucinante attraverso l'inferno durante il quale morirono più di cinquecento persone. Forse più fortunati dei "sopravvissuti provvisori" che giunsero a destinazione, vien da pensare. O forse no. La maggior parte di loro non raccontò nulla per moltissimi anni, molti hanno taciuto per sempre perché come si fa a raccontare l'orrore? Ci vuole uno scrittore, appunto, una voce narrante che descriva ora per ora la rabbia, il disgusto, il terrore, ma anche la speranza e la solidarietà. Perché, come ci avverte l'autore: "Tutto quel che qui è raccontato è vero. Anche tutto quel che qui è inventato è vero. Molto al di sotto della realtà. Non è letteratura."
Athena Barbera