Dopo un'introduzione in cui viene analizzato in breve l'operato dell'Inquisizione in Friuli, il libro esamina gli interventi contro i dissidenti nel primo Cinquecento, concentrandosi, nella seconda parte, su un gruppo di artigiani di Porcia che aderivano alle idee della Riforma. Nel 1556 furono processati dal vicario generale della diocesi di Concordia, per conto dell'inquisitore di Venezia. L'imputato principale, Antonio «de l'oio», un tessitore, non si presentò. Consegnò invece al Sant'Ufficio un lungo scritto in cui sosteneva di non essere eretico e spiegava quale fede aveva secondo il vangelo di Gesù Cristo. Il testo è un'eccezione nella storia della Riforma in Italia, perché intessuto da oltre quattrocento citazioni dirette e indirette della Bibbia.