Krishna insegna letteratura inglese al college, in un'India ancora assoggettata all'impero britannico. Ha una moglie, Susila, e una figlioletta di pochi mesi, Leela, con cui si riunisce dopo un'iniziale separazione. È un momento felice, caratterizzato da un'impalpabile malia di aromi e sapori, di colori che scaldano il cuore e di profumi che fanno innamorare, come l'intensa fragranza del gelsomino con cui Susila impreziosisce i capelli. Ma il tempo è tiranno, ed ecco i cupi rintocchi della morte, che arriva d'improvviso, gelida e insondabile, e ferma per sempre l'orologio della felicità. Tutto tace nella vita stravolta di Krishna, e nel suo animo regna un silenzio assordante, che solo la vocina gioiosa della piccola Leela riesce ad attutire. Poi, a colmare quel vuoto, l'inaspettata amicizia con un medium e con il preside dell'asilo vicino a casa, e Krishna capisce che nulla è per sempre, nemmeno la morte. Susila è ancora con lui, ma va cercata in una dimensione nuova, che trascende il limite della fisicità e apre le porte al regno dell'immateriale, dove pensiero e realtà diventano una cosa sola. "L'insegnante di inglese" è una storia di crescita interiore, che l'autore racconta assecondando i ritmi del cuore e dell'animo umano, senza fretta, con parole che scorrono lievi sulla pagina. Perché Narayan, come afferma Claudio Gorlier nella sua "Introduzione", "si sbarazza dell'ipoteca tutta occidentale dell'angoscia, dello scacco, del terrore della morte; ridefinisce il tempo, perché la classificazione occidentale del tempo, con le sue limitazioni e le sue categorizzazioni, non esiste nella cultura indiana: ieri è oggi, e domani".