I dragoni li secondano in quest'opera d'iniquità, ed è soprattutto nei romanzi del ciclo d'Arturo, cioè nella tradizione celtica, che si mostrano nella loro terribile e fantastica perversità. I barbagianni mostruosi, i cinghiali grandi come tori, i basilischi, gl'ippogrifi, i cervi alati, i granchi giganteschi, le formiche-lupi figurano insieme ad essi nella zoologia fantastica dei vecchi poemi. Ma in questi, come nelle leggende religiose, la favola nasconde un insegnamento morale; essa rappresenta il dramma delle virtù cavalleresche, come in quelle rappresentava il dramma delle virtù religiose, ed era un canto della mistica epopea della nuova vita.

Adunque la leggenda, contro, l'idea implicita nella dommatica cristiana, associò l'animale all'uomo nella vita morale e religiosa. Essa fu dunque leggenda umana, quando non fu demonologica; il sentimento profondo dell'azione non impedita del divino della natura, fece apparire gli animali come attori nel gran dramma dell'anima, che era in quel tempo la preoccupazione costante della coscienza. E la rappresentazione umana di essi giunse al punto, che avendone fatti degli esseri morali e religiosi, ne fece anche degli esseri responsabili, e li sottopose ai procedimenti formali della giustizia umana. Ci sono disposizioni penali contro gli animali nei Capitolari, di Carlomagno e un legista del secolo XVI, lo Chassanèe, scrisse un trattato speciale sui procedimenti contro di essi E perchè anche un altro lato della imaginazione religiosa del M. Evo si riflettesse nella leggenda, non mancarono le leggende degli animali stregoni, e i processi contro di essi.