Siamo in guerra, anche se non si sentono spari. Nessuno sa più quello che sta succedendo, ma tutti credono ancora di saperlo: e vivono come in tempo di pace, limitandosi a scavalcare macerie. Fotogrammi: 144 pillole narrative descrivono quello che ha l'aria di essere l'inesorabile disfacimento di una civiltà. Racconti brevissimi, fulminei come tweet, collegati tra loro come le tappe di un viaggio senza ritorno. Diversi i registri: drammatico, grottesco, tragicomico, farsesco, lirico. Premonizioni apocalittiche e humour nero lasciano spazio a emozioni e pulsioni poetiche, in omaggio all'irriducibile intelligenza di un'umanità dolente e dispersa in un sistema smisuratamente vasto, ormai incontrollabile e incomprensibile. Dallo scenario, iperbolicamente deformato, traspare la grande crisi planetaria: politica, economica, finanziaria, ecologica, sociale, culturale, estetica, antropologica. Vittime, carnefici e piccoli eroi quotidiani popolano un livido paesaggio di rovine, costellato di ordinari orrori. Tra le micro-narrazioni affiorano nobili voci nel deserto, in cui riecheggiano riconoscibili nostalgie per un mondo che non esiste più.