La luna di Kastrati, come si presenta in questa raccolta, non è l'indifferente osservatrice delle sofferenze dell'uomo, la cinica spettatrice delle umane vicende, ma è la vita stessa, perché quella vita che dà gioia, serenità, felicità è sul volto di lei[...]. E in lei, e nella natura dove sembra a volte confondersi, che il poeta vive i suoi momenti più alti di autentica felicità. Cos'è, in fondo, la felicità? Nulla di complicato. La felicità "è semplice", non si costruisce con strumenti complessi né con lavori manuali. Senza che abbia toccato nulla -confessa il poetacon le mie mani, ho costruito la felicità. E come ha fatto? ci chiediamo tutti: al poeta basta "catturare" gli occhi di lei, il suo sguardo sorridente, inesauribile seduzione "da mietere e piantare in ogni stagione." L'amore è qui vissuto in maniera totalizzante, è nel vivere questo rapporto d'amore con lei che trova senso la vita stessa del poeta. Che poi sia un amore reale, idealizzato, presente, passato, poco importa; il poeta rimane ambiguo ma non ambiguo è il suo concetto d'amore; pur accennandone varie volte non lo definisce. L'amore, ci permettiamo di dire, non conosce definizione se non in un abbraccio che rasenta l'infinito.