Torna indietro

Lezioni di dottrina dello Stato

Lezioni di dottrina dello Stato
20,90 -5%   22,00 

Ordina ora per riceverlo venerdì 10 maggio. 

42 punti carta PAYBACK
Brossura:
280 Pagine
Editore:
Rubbettino
Pubblicato:
01/01/2004
Isbn o codice id
9788849806151

Descrizione

Le "Lezioni di dottrina dello Stato" di Bruno Leoni, raccolte da Franca Boschis e Gabriella Spagna, sono l'opera in cui il filosofo torinese meglio sintetizza la sua riflessione sul potere. Vicenda cruciale della vita intellettuale di Leoni è l'intenso dialogo con Ludwig von Mises e Friedrich A. von Hayek, i maggiori esponenti di terza e di quarta generazione della Scuola austriaca di economia. Di qui il riuscito tentativo leoniano di fare nel campo del diritto quel che gli 'austriaci' avevano fatto nel campo economico. Lo scambio di beni diviene, nella lettura giuridica del filosofo torinese, scambio di pretese. E, se i prezzi costituiscono le 'condizioni' meramente economiche delle transazioni, le norme rappresentano le 'condizioni' giuridiche. Gli uni e le altre hanno così una comune origine: sono il prodotto di relazioni sociali basate sulla volontarietà. Sulla scorta di ciò, Leoni delinea due concetti distinti e complementari di potere. Confrontandosi soprattutto con l'opera di Georg Jellinek, evidenzia da un lato il carattere sempre diffuso e negoziato dei rapporti sociali (lo 'stato' come situazione) e dall'altro enfatizza l'affermarsi del 'potere di governo', che dispone del monopolio della violenza legale (lo 'Stato' come istituzione, la dimensione politica in senso stretto). Il che consente al filosofo torinese di gettare luce sulle differenze esistenti fra mercato e democrazia. Come era già stato rilevato da Mises, nelle relazioni di scambio volontarie, l'individuo non è mai posto nella posizione di membro di una minoranza dissenziente. Ciò avviene invece di continuo nei sistemi politici rappresentativi. Nasce da tale constatazione la critica di Leoni nei confronti di quegli autori (per esempio, Duncan Black) che hanno pensato di poter presentare la vita democratica come una qualche forma di 'mercato politico'. E nasce la preoccupazione leoniana per gli 'squilibri' che le decisioni (legislative) della maggioranza producono a danno della minoranza e che colpiscono alla base il principio liberale della limitazione del potere.