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Lima. Un camaleonte tra due specchi

Lima. Un camaleonte tra due specchi
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22 punti carta PAYBACK
Brossura:
95 Pagine
Editore:
Donzelli
Pubblicato:
01/01/2006
Isbn o codice id
9788860360526

Descrizione

"Huachafería" è una parola peruviana che i vocabolari impoveriscono definendola sinonimo di pacchianeria. In realtà, è qualcosa di più sottile e complesso, uno dei contributi del Perù all'esperienza universale; chi la disprezza o la fraintende non può che provare un senso di confusione riguardo a ciò che è questo paese, alla psicologia e alla cultura di una parte importante, forse maggioritaria, dei peruviani. Perché la "huachafería", oltre a essere un'estetica, è una visione del mondo, una maniera di sentire, pensare, godere, esprimersi e giudicare gli altri...". Partono così le scoppiettanti pagine del maestro Vargas Llosa su Lima, la sua città, che in questo libro introducono la lettura, a metà tra storia, arte e cultura, di una delle più affascinanti capitali dell'America Latina. "Lima sta per raggiungere i dieci milioni di abitanti e ciò merita un applauso, poiché, malgrado le sue deboli fondamenta, sa ancora resistere all'assedio dei sommessi terremoti di marzo e all'eterno battere di tacchi dei più snervanti balli tradizionali del Perù... Lima nasce da un atto di volontà che si impone sul caso. E forse si è trattato dell'unica risoluzione categorica che sia stata presa senza tentennamenti in questa terra...". Così scrive a sua volta Chàvez, il giovane autore peruviano che ci accompagna in questa divertente escursione immaginaria per le vie di Lima: città meticcia, figlia di padre forestiero, sempre alla ricerca di un'identità, in cui, insieme alle grandi istituzioni finanziarie e politiche simbolo della modernità, convive l'anima contadina dei migranti delle Ande. Sicché, tra il bingo e la "tecknocumbia", gli schermi tv e le processioni religiose, Lima non rinuncia alla sua natura indolente, superstiziosa, laconica e burlona, e a quella tenera pacchianeria tradita dall'abuso di diminutivi e vezzeggiativi, e argutamente immortalata da Vargas Llosa già nel suo titolo: "Un prosecchino, gioia?".