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Mi riconosci

Mi riconosci
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24 punti carta PAYBACK
Brossura:
143 Pagine
Editore:
Feltrinelli
Pubblicato:
06/03/2013
Isbn o codice id
9788807019432

Descrizione

"Mi riconosci" è la storia di un'amicizia. Uno scrittore maturo e uno scrittore giovane hanno camminato in equilibrio sul filo di un'intesa trasognata e terrena. L'hanno fatto senza rete, tenendosi d'occhio. Insieme sono riusciti a guardare dentro il mistero delle parole. Per un tempo più o meno lungo sono stati amici, come possono esserlo uno scrittore maturo che ama l'impertinenza dei giovani e uno scrittore giovane più incline a proteggere che a essere protetto. Poi un giorno arriva la malattia, e la corda su cui camminavano comincia a tremare. È in quel momento, quando il filo lascia cadere il più vecchio, che il giovane comincia a raccontare. Perché solo raccontando dell'altro, del suo funambolismo, e della sua caduta, può sperare di non perdere l'equilibrio. "Mi riconosci" è un ballo intorno all'abisso delle parole, del nonsenso, del sogno. È la storia della nostalgia di essere vivi che i due scrittori hanno condiviso, e che ora è colmata di gesti, di oggetti che prendono vita, di case che fanno i dispetti, di bambini che sanno scombinare le carte, di sorrisi irriverenti, sardonici, pieni di luce. "Mi riconosci" è l'omaggio, commovente e stupefatto, di Andrea Bajani alla memoria di Antonio Tabucchi.

La nostra recensione

La poesia da cui Andrea Bajani ha tratto il titolo del suo ultimo libro fa parte dei Sonetti a Orfeo di Rainer Maria Rilke (Mi riconosci, aria, tu piena ancora di luoghi un tempo miei?), un profondo e ispirato confronto con la caducità del mondo e con la morte. Ed è lo stesso confronto serrato e aperto che lo scrittore affronta per rendere omaggio a un amico scomparso, uno scrittore anche lui, un grande scrittore, Antonio Tabucchi. Un’elegia è un monumento funebre fatto di parole, di pause, di accenti e di simboli che richiamano scene, voci e volti del passato. Così il giovane Bajani si rivolge a Tabucchi e insieme a lui percorre strade battute dalla forza delle emozioni e dei ricordi, fino a quel ‘sepolcro’ che custodisce, evoca e ammonisce. Il lutto è un vuoto da riempire, spesso anche alla rinfusa, senza un ordine preciso o una gerarchia da rispettare, perché l’importante è che le punte del dolore non penetrino troppo a fondo senza che qualcosa, qualsiasi cosa, impedisca loro di fare troppo male, qualcosa che ci preservi dalla follia. Bajani allora si mette in cammino e soffia parole che riempiono quel vuoto di voci, di immagini e pensieri. Parole che si insinuano negli interstizi del dolore per scardinarlo e che non sono altro che la manutenzione di un’assenza, l’abitudine che si adatta a diventare realtà. Su questo piano inclinato, dove il ricordo scivola accelerando progressivamente, Bajani e Tabucchi conversano di letteratura, vita, poesia e memoria, si confrontano, si affidano l’uno all’altro e si sfidano con eleganza e ironia, facendo uso delle sole povere armi che gli scrittori sanno maneggiare: le parole. È anche un modo per dire ‘grazie’, per tenere fede a una promessa, o semplicemente per rendere presente l’assente, dicibile l’indicibile. In questo struggente e profondo ricordo di Tabucchi, Bajani si muove sul bordo sdrucciolevole di quel dolore che solo la memoria di un’amicizia può lenire.
Antonio Strepparola