Tutta l'opera di James G. Ballard è un'autobiografia segreta. Utilizzando se stesso come lente su cui far convergere i raggi della contemporaneità, Ballard ha costruito una delle mappe più acute dell'immaginario tardomoderno: media landscape e geometrie dell'atrocità, tecnologia e sessualità. Ma ha sempre tenuto nascosta quella lente. Adesso la svela, in questa straordinaria autobiografia. Solo adesso, che si sente vicino alla fine, può raccontare direttamente la sua infanzia a Shanghai, i lunghi anni dell'apprendistato alla vita nel campo di prigionia di Lunghua, la morte prematura e insensata della moglie, la dedizione ai figli. Come ogni autobiografia, neanche questa racconta la "verità", inaccessibile per definizione, ma diventa un'inestimabile chiave di lettura per tutti gli altri suoi libri.
La nostra recensione
Tutta la produzione letteraria di Ballard può considerarsi un'autobiografia nascosta. Ora, all'età di 79 anni, l'autore racconta esplicitamente le sue memorie in questo attesissimo libro. L'infanzia passata a Shanghai, la cattura da parte dei giapponesi durante la Seconda Guerra Mondiale e la dura esperienza vissuta nei campi di prigionia di Lunghua. E poi, la tragica morte della moglie, l'amore per i suoi figli e la confessione di una malattia terminale che lo sta consumando. L'ultimo libro dello scrittore britannico è un passaggio fondamentale per conoscerlo nel profondo e per scoprire nei romanzi passati tutte le sfumature che richiamano alla sua vita.
