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Oblomov

Oblomov
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21 punti carta PAYBACK
Tascabile:
574 Pagine
Editore:
Rizzoli
Pubblicato:
21/06/2006
Isbn o codice id
9788817011518

Descrizione

"Quante volte la mattina avete avuto quella tipica riluttanza a iniziare la giornata, a slittare il badge, fare la spesa, iscrivervi a un corso di inglese, imparare a usare l'ultimo innovativo oggettino high tech, rassettare la camera da letto, intrattenervi con un collega, un vicino, il vostro portiere? Quante volte la mattina avete avvertito quell'irresistibile sensazione di svogliatezza, pigrizia, immobilità e sotto sotto un senso di mansuetudine e mitezza? In una parola: Oblomov."(Mario Testa)

La nostra recensione

Recensione di Maria Greco

Goncarov scriveva in una lettera indirizzata a Turgenev nel 1859: "Io servo l'arte come una bestia da soma, mentre lei vuole prendere dei premi come a una course au clocher", riferendosi evidentemente alla sua lentezza (dodici anni per scrivere "Oblomov", circa venti per "Il Burrone", apparso nel 1869). Un dettaglio, forse, ma non irrilevante.
Il romanzo racconta la storia di un giovane e ricco proprietario russo - venuto a Pietroburgo per studiare - che non sa risolversi a vivere la vita; egli è affiancato dalla figura di un fedele, quanto brontolone servo (Zachar) e da un amico, molto diverso da lui, che vive e vuole vivere intensamente: Stolz.
Un'ampia parte è dedicata ad un flashback attraverso il quale l'autore ci spiega cosa aveva prodotto l'apatica mollezza del suo protagonista, il suo indugiare a letto per giorni: è il Sogno di Oblomov con il quale Goncarov ci riporta alla fanciullezza di quel giovane, entro il ritmo lentissimo e impenetrabile dei suoi possedimenti, della sua Oblomovka. Il lettore si lascia accompagnare piacevolemte dentro quel sogno fatto di sereni trastulli e vaghe occupazioni e finisce con il percepire, più che capire - e questa è la grandezza del libro - quanto Oblomov non sia altro che il prodotto di un'educazione e di una vita parassitaria, dell' "oblomovismo", espressione di un mondo che non c'è più, ma, allo stesso tempo, di un certo modo di sentire russo che probabilmente non morirà mai:

"A che la varietà, i mutamenti, gli imprevisti a cui gli altri anelano? Lascia pure che gli altri vuotino quella coppa, è cosa che non riguarda loro, gli abitanti di Oblomovka. Lascia pure che gli altri vivano come meglio piace loro. I casi imprevisti, perfino quelli che recano vantaggio, agitano sempre: bisogna preoccuparsi, darsi da fare, correre avanti e indietro, rinunciare alla pace, commerciare, scrivere; in una parola muoversi. Bel divertimento! Essi (gli abitanti di Oblomvka n.d.r.) hanno continuato per interi decenni a sbuffare, a sonnecchiare, a sbadigliare, sono scoppiati in bonarie risate d'umore campagnolo, o raccolti insieme si sono raccontati quello che avevano sognato la notte..."

Ad un certo punto Oblomov pare risvegliarsi, viene strattonato dall'amico Stolz ed entra nella vita vera, conosce la dolcissima Olga e se ne innamora, lei pensa di poterlo "salvare"...
Si rimane aggrovigliati tra le pagine di questo libro e se ne esce un po' perplessi, forse anche un po' irritati, ma con il desiderio di rileggerlo.