All'epoca della rivoluzione industriale, in cui la fuliggine e il carbone coprivano quel " ciel bas et lourd qui pèse comme un couvercle", il richiamo dell'Oriente ammalia e affascina. Più che un mero territorio geografico dagli imprecisi contorni che spaziano tra Europa, Asia e Africa, il viaggio in Oriente costituisce un rito di iniziazione, un'invitation au voyage, soprattutto per gli scrittori romantici.Il viaggio in Oriente chez les Romantiques è un'esperienza di decentramento, di una quête de soi, di un movimento dialettico di matrice hegeliana che porta a dirigersi verso l'esterno (il fuori di sé) al fine di cogliere l'effettiva natura del proprio interno (il dentro di sé), vissuto come un ritorno alle origini, attraverso il pellegrinaggio dei luoghi della storia santa e di culto greco-romani, culla della civiltà europea.Il grand tour en Orient, il cui percorso tracciato da Chateaubriand (che inizia da Gerusalemme fino ad arrivare in Grecia) viene ripreso dalla maggioranza di essi ma, nell'Olimpo dei più grandi autori della letteratura francese, c'è chi solo ne prende le distanze, ma ne stravolge completamente il canone. Ed è un giovane solitario di Croisset afflitto da quel mal du siècle et dal mal du lieu tipici della sua epoca:Gustave Flaubert. La pubblicazione post-mortem del suo resoconto di viaggio dissacra quell'Oriente nutrito dal fantasmagorico immaginario collettivo. Il concetto di viaggiatore giunge così al crepuscolo.