Torna indietro

«Per raggio di stella». Cecco d'Ascoli e la cultura volgare tra Due e Trecento

«Per raggio di stella». Cecco d'Ascoli e la cultura volgare tra Due e Trecento
22,80 -5%   24,00 

Ordina ora per riceverlo venerdì 17 maggio. 

46 punti carta PAYBACK
Brossura:
398 Pagine
Editore:
Longo Angelo
Pubblicato:
11/11/2022
Isbn o codice id
9788893501064

Descrizione

«Virtù s'acquista per raggio di stella»: con questo verso, dal tono gnomico, Cecco d'Ascoli condensa nel secondo libro dell'Acerba la sua definizione della virtù, individuando nella favorevole disposizione astrale le prerogative dei diversi temperamenti umani. Esso simboleggia una riflessione che investe tanto l'attività accademica dello Stabili, quanto la sua opera letteraria, e che racchiude le molteplici chiavi di lettura a cui la sua produzione può essere sottoposta. Con l'Acerba Cecco intende fornire una summa del sapere enciclopedico del Trecento ed espandere il proprio pubblico, prettamente universitario, mediante l'uso del volgare. Oltre all'astronomia e all'astrologia, ambiti prediletti dall'autore, vi si trovano infatti questioni morali, problemi medici e dottrinali, nonché una complessa e a tratti contraddittoria riflessione politica sull'Italia del primo Trecento. Il dialogo con accademici e letterati è uno snodo fondamentale dell'esposizione ed esso delinea al contempo un panorama intellettuale variegato, soprattutto a Bologna, in cui Cecco rivestì un ruolo di primo piano. E proprio dall'approccio dialettico, suggerito dallo stesso autore, che questo libro intende partire per tracciare la biografia di un personaggio da subito divenuto leggendario, ed esplorare i grandi temi che emergono dalla lettura delle sue opere. Oltre all'ombra imponente di Dante, fondamentale contrappunto stilistico e filosofico, spiccano infatti le menzioni di Cavalcanti, Cino da Pistoia, Dino del Garbo, così come le spie testuali che aiutano a ricostruire la biblioteca stabiliana. Ne consegue che nella produzione di Cecco non c'è solo l'impronta dell'eretico perseguitato, del negromante o del feroce contestatore di Dante, ma soprattutto quella del poeta-docente, che rilegge il suo tempo attraverso la lente del determinismo astrologico e difende caparbiamente la propria categoria professionale.