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Pulvis et umbra

Pulvis et umbra
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28 punti carta PAYBACK
Brossura:
403 Pagine
Editore:
Sellerio Editore Palermo
Pubblicato:
31/08/2017
Isbn o codice id
9788838936821

Descrizione

"Le avventure del vicequestore Rocco Schiavone sono i capitoli di un unico grande libro".
(Antonio D’Orrico, La Lettura, Corriere della Sera)

"Schiavone è un antieroe amatissimo dai lettori".
(Bruno Ventavoli, Tuttolibri, La Stampa)

Sul fondale del nuovo atteso romanzo di Manzini sono Aosta e Roma, i poli opposti dove si snoda la vita di Rocco Schiavone e si riannodano i fili della vicenda che avevamo lasciato alla fine di 7-7-2007, quando Adele non aveva ancora avuto giustizia né vendetta, lei uccisa per errore da chi pensava di colpire Schiavone, quell’Enzo Baiocchi che ritorna ad agitare la mente e i sogni del vicequestore. E mentre Rocco è ancora oggetto di insinuanti sospetti da parte dei vertici della polizia, e reagisce disinteressandosi a ogni attività della questura di Aosta, il cadavere di un transessuale affiora nelle acque della Dora; per prima cosa si procede a perquisire la casa del morto, ed ecco la prima sorpresa: l’appartamento risulta totalmente vuoto, né un mobile, né un vestito, e neanche un foglio di carta, come fosse passato al setaccio fitto. Nessuno dei vicini si è accorto del trasloco, tutti fingono di non sapere; ma cosa c’è dietro la facciata di quella rispettabile palazzina di Aosta che appartiene per intero a un unico inquietante proprietario? Quando anche il giudice Baldi decide di glissare sul caso del transessuale, l’odore dei servizi segreti arriva alle narici di Schiavone più forte di quello dell’erba.

Su quel caso che molti vogliono far apparire un omicidio senza importanza Schiavone può fare luce solo ignorando le procedure e agendo a modo suo; ma ha anche altro per la testa, trovare Enzo Baiocchi in fuga per scampare alla vendetta di Sebastiano, una corsa contro il tempo all’inseguimento dell’amico e dell’assassino. Su tutto si allunga un’ombra minacciosa e cade una polvere sottile che sa di marcio e di morte. Rocco sembra trovare quiete solo con Gabriele, il sedicenne brufoloso suo vicino di casa con cui si è legato di un affetto che, se la parola non fosse un azzardo per Schiavone, verrebbe da dire paterno. Ma è da questo miscuglio di odi, diffidenza e solitudine che arriverà la scoperta più sconvolgente e terribile.

La serie tv sui casi di Rocco Schiavone ha consacrato il successo letterario di Antonio Manzini, che con i suoi romanzi ha conquistato un pubblico sempre più numeroso che lo segue senza riserve. Della serie Sellerio ha pubblicato Pista nera (2013), La costola di Adamo (2014), Non è stagione (2015), Era di maggio (2015), Cinque indagini romane per Rocco Schiavone (2016), 7-7-2007 (2016), e inoltre Sull’orlo del precipizio (2015) e La giostra dei criceti (2017).

Un estratto dal libro

I corridoi della questura sembravano deserti. Rocco Lupa e Gabriele avanzavano nel silenzio più assoluto. Il ragazzo s’era messo dei jeans larghissimi, una felpa di qualche gruppo musicale che conosceva solo lui e teneva in testa un cappellino da baseball con su scritto «Born to raise hell!» dal quale uscivano i capelli lunghi e bisognosi di shampoo.

«È scuro qui, mica tanto bello».
«È una questura, Gabriè, mica un hotel».

Arrivarono davanti alla stanza di Rocco. «Eccoci qui». Il cartello con le rotture di coglioni era ancora fuori dalla stanza. Il vicequestore sentì il bisogno di aggiungerne una. Prese la penna attaccata a un chiodo che penzolava con uno spago, idea dell’agente Pierron che l’aveva lasciata lì per ogni evenienza, e all’ottavo livello scrisse: le sorprese. Qualsiasi sorpresa per Rocco era una rottura di palle immensa. Buona o cattiva che fosse, perché la sorpresa era un deragliamento, un ostacolo improvviso davanti alla regolarità della noia esistenziale, un imprevisto che lo costringeva a reagire, a rispondere, a prendere una decisione. E sapeva anche che una sorpresa non arriva mai da sola. Ci ripensò, infatti, e la cancellò dall’ottavo grado per promuoverla direttamente al nono.

«Alziamo il livello Lupa» disse al cane aprendo la porta dell’ufficio.
«Che livello?» chiese Gabriele.
«Le rotture di palle. Le cose che mi danno fastidio e rendono la vita un incubo. Vedi? Si va da un sesto livello al decimo che, come potrai notare, ne riporta solo una: il caso da risolvere». Il ragazzo sorrideva. «Radio Maria, le comunioni, i battesimi, i matrimoni, i tabaccai chiusi, la sabbia nelle vongole... lei ha aggiunto le sorprese? Perché?».
«La sorpresa è un uovo di pasqua, mio giovane amico, portatrice sana di altre rotture di coglioni. E se prosegui a fare domande metto il tuo nome direttamente al livello numero nove».

Finalmente il vicequestore e il cane entrarono nella stanza. Lupa scodinzolò, Rocco invece restò congelato. «Che cazzo...?».

La stanza era vuota. Sparita la scrivania, sparito l’armadietto, sparita la poltrona di pelle. «Che succede qui?».
«L’hanno licenziata?» chiese Gabriele, che stringeva il libro sotto il braccio mentre Lupa si aggirava sperduta nell’ufficio spoglio e senza mobili.
«Ma porca... Pierron! Pierron!» urlò, ma a rispondere fu solo l’eco della sua voce.
«Ci sono io!» la voce stridula di D’Intino gli fece l’effetto del trapano di un dentista. La presenza dell’agente dalle ridotte capacità cognitive chiarì una volta per tutte che le rotture di coglioni per Rocco non erano terminate lì.
«Che succede?».
L’agente apparve nel corridoio. «Mi scusi dottò» si bloccò a guardare Gabriele. «Chi è? L’ha arrestato?».
«D’Intino, dove sono i miei mobili? La mia scrivania?».
«Ha sentito la novità?».
«No D’Intino, non l’ho sentita».
«Sì, del gabinetto?». Rocco poggiò le mani sui fianchi. «Quale gabinetto,  D’Intino?».
«Aspè, si chiama gabinetto provinciale di una cosa che poi finisce con un’altra parola che mo’ non mi ricordo».
Il vicequestore alzò gli occhi al cielo.