Vere e proprie incursioni del magico nel quotidiano, i 'mótri', le strane creature che tutti gli abitanti della contea di Levante giurano ancora di veder apparire 'ogni tante lune', permeano la realtà di queste pagine di Bertolani irrompendo in esse non come intento consolatorio o fuorviante, bensì come aspetto altrettanto - se non addirittura più - terrificante di quanto non sia già in sé nella realtà. Il 'Pressìo', figura minore, ma che di quel magico è manipolatore dichiarato, confiderà "in gran segreto che i mótri non esistono: che era per la fame nera" (non riducibile al puro e semplice stimolo fisiologico) "che la gente aveva come delle visioni, dei capogiri dentro gli occhi". Ambientati nell'immediato entroterra ligure, cioè nella frangia meno conosciuta di quella regione, i fatti narrati non riguardano un passato estinto, ma recuperano - grazie a un modo espressivo cbe attinge fin nelle vene più 'fossili' del linguaggio nativo - una dimensione culturale assolutamente inedita.