E' qui, adesso, l'isola che non c'è. Anzi, l'isola che c'è, la realtà che rifugge l'utopia e l'astrazione, tra i clacson che suonano per una volta non insopportabili ad ogni semaforo, su ogni strada, in ogni piazza. E' nell'allegria di chi esce di casa per settimane con la sciarpa giallorossa al collo, nei ragazzini che scoprono che è bello diventare tifosi della squadra della propria città, nel contagio dei turisti che cercano la maglia di Batistuta più delle riproduzioni del Colosseo, nella concretezza dei numeri che accompagnano quella che un giorno chiamavano "Rometta": una squadra capace di battere qualsiasi record in campo ma anche fuori, con i mille e passa miliardi di valore consolidato, i cento e passa di introiti legati solo allo scudetto, quelli che arriveranno a pioggia dalla Champions League, dal merchandising, dalla ristrutturazione dell'Olimpico che Sensi con Cragnotti sogna di trasformare in città dello sport romano e, più in generale, dalla cessione dei diritti di una 'griffe' internazionale ormai spendibile nelle Americhe, in Asia, in Africa, in Oceania. Eccola, l'isola del tesoro.