"Ero a Benares. Al tramonto, seduto in riva al fiume; tutto, intorno, era quiete... In realtà quando abitavo sul Gange ero giovane, ed ora sono vecchio. Tuttavia, per un filo ininterrotto che risaliva dal passato, era scomparsa ogni distinzione temporale. Proprio allora sopra il mio capo passò a volo uno stormo di cigni selvatici. Quello stormo in lingua bengali si chiama balaka, anche se balaka, per l'esattezza, designa il volo di uno stormo di aironi. Per me la parola evoca un viaggio lungo e lontano, che risponde all'urgenza di una chiamata ineffabile. Un'urgenza di moto, di cammino nell'intero universo evocato da un battere d'ali, e un messaggio: Non qui, in luogo diverso, altrove! E poiché m'è parso cogliere un rapporto profondo tra il volo dei cigni selvatici e le poesie che andavo componendo, ho dato a questa raccolta poetica il nome di Bakala. Anch'esse, come per una chiamata ineffabile, hanno aperto le ali al volo: se nella loro voce vive il richiamo di un moto vero e reale, allora il volo di queste poesie farà nascere in molteplici spiriti l'urgenza del cammino." (R. Tagore)