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Taccuini italiani (1858-1859)

Taccuini italiani (1858-1859)
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Brossura:
576 Pagine
Editore:
Robin
Pubblicato:
09/09/2022
Isbn o codice id
9791254670323

Descrizione

Autore dallo stile misurato e rigoroso, spesso colorato dall'ironia, anche in queste note di viaggio Hawthorne, come i suoi contemporanei del Dark Romanticism, Edgard Allan Poe ed Emily Dickinson, rispecchia a tratti quel riserbo puritano che vela drammatici conflitti e una visione tragica della vita, in cui gli esseri umani si dimostrano inclini all'autodistruzione e predisposti al peccato 'Quando ritorno, cercherò di scrivere un libro più allegro [The Marble Faun]; ma il diavolo in persona par sempre cacciarsi nel mio calamaio ...' scriveva. E ci si cacciò anche quella volta, perché il povero Hawthorne il diavolo ce l'aveva in corpo (Mario Praz, Impressioni italiane di americani nell'Ottocento, in "Studi Americani" 4, 1958, pp. 91-92). L'Italia pare offrire materia e sostegno alla ricerca hawthorniana. Nonostante il suo degrado, sia materiale che etico (la sporcizia, l'amoralità, l'indifferenza al bene comune), insopportabile agli occhi dello yankee puritano, sembra costituire un antidoto all'angoscia che si annida sotto il "sudario di nerezza" e che avvolge l'anima di Hawthorne, per dirla con Herman Melville (Hawthorne and his Mosses, "The Literary World", 1850). Hawthorne lo riconosce nella qualità più volte individuata negli italiani: la loro "gentilezza" ("Le folle italiane non si distinguono per la loro educazione; forse meritano apprezzamento per la loro innata cortesia e gentilezza", 10 settembre 1858). E "gentilezza" significa innanzi tutto accettare l'altro nella sua alterità, senza dogmatismi o sensi di superiorità morale, stemperando la tragicità della Colpa Originaria nella consapevole, comune sottomissione al Fato della umana fallibilità.