Ex Iugoslavia, anni novanta. E' in corso l'offensiva musulmana contro le linee croate. Pare che il ponte di Bijelo Polje stia per saltare e una troupe televisiva spagnola è già sul posto. E' composta dal giornalista Barles, afflitto da una inguaribile vocazione da crocerossina, e dal suo operatore, il cinico e apparentemente inflessibile Marquez. Chissà se il ponte salterà davvero, se i due riusciranno a a riprenderlo a nome della Spagna per il telegiornale della sera, se saranno abbastanza abili e fortunati da sopravvivere ai rischi che li circondano... Con questo romanzo autobiografico, Arturo Perez-Reverte dà l'addio alla sua professione di reporter di guerra, esercitata per più di vent'anni in tutti i punti caldi del mondo prima di dedicarsi definitivamente ad una fortunata attività di scrittore. Le pagine di Territorio comanche, che alternano toni di estremo realismo a sfumature di ironia e tenerezza, assumono così il carattere di un vero e proprio testamento spirituale: "Da Troia a Mostar o a Sarajevo si tratta sempre della stessa guerra". La ridda di personaggi tragicomici che si muove attorno ai protagonisti, uomini e donne comuni, con i loro atti di coraggio e viltà, riflette il carattere drammatico ed universale di ogni conflitto. Ma il reale protagonista di questa storia, forse, è il mestiere stesso di reporter, con i suoi eroismi, le sue miserie, i suoi trucchi: capire dal suono dove scoppierà una granata, corrompere un poliziotto, mettere in moto un'auto rubata, falsificare una nota spese, fuggire a gambe levate davanti ad un combattimento troppo cruento. Domandarsi, soprattutto, se esiste un'etica nel sottile filo che separa la vita e la morte.
