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Uno scrittore in redazione. Articoli, cronache, critiche, commenti di vita culturale. «L'Ora» 1961-1992

Uno scrittore in redazione. Articoli, cronache, critiche, commenti di vita culturale. «L'Ora» 1961-1992
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34 punti carta PAYBACK
Brossura:
384 Pagine
Editore:
Sellerio Editore Palermo
Pubblicato:
08/10/2020
Isbn o codice id
9788838940873

Descrizione

Per più di un ventennio, dalla metà circa degli anni Cinquanta, la città di Palermo diventò a suo modo una «capitale» culturale; ebbe un'ondata durevole di rinnovamento intellettuale, non meno notevole, se non più notevole, della più celebrata «Palermo felicissima» del Liberty. Di quella stagione di rinascita sono testimonianza diretta libri quali, tra gli altri, "Romanzo d'amore" di Michele Perriera, "Swinging Palermo" di Piero Violante, "Chissà come chiameremo questi anni" di Giuliana Saladino, "Storie e cronache della città sotterranea" di Salvo Licata; oppure raccolte come quella ("Accadeva in Sicilia", il titolo) del giornale «L'Ora» al tempo del direttore Nisticò. Questa antologia degli articoli che Michele Perriera scrisse, per «L'Ora» appunto di Nisticò, si affianca a quei volumi, mettendo in primo piano un protagonista, il più alacre osservatore e commentatore culturale di quell'altra Palermo di allora. Era uno scrittore prestato al giornalismo. Il direttore gli aveva affidato rubriche che sempre portavano nel titolo la parola «idee» (Palermo Idee, Sicilia Idee). E l'animava il desiderio di indicare l'esistenza in giro di altre idee, piuttosto che quelle della speculazione edilizia e della mafia, di asserire altre possibilità rispetto alla prepotenza della realtà. E questo faceva attraverso il «mostrare la laboriosità, il fervore degli intellettuali della città» (Piero Violante, nella Prefazione) che a quelle idee si prestavano: «il quadro che emerge da questi supplementi è un ritratto di famiglia puntuale, ironico, divertente, dissacratorio, polemico, in movimento». Anche se «qualunque pezzo è sempre un pezzo di critica sociale», Perriera non mancava mai nei suoi di trovare un ambito di atemporalità che fa oggi del suo giornalismo culturale un grande genere letterario ormai perduto.