Il barista, ovvero quella figura mitologica avente qualità di psicologo, confidente, amico, psicoterapeuta e consigliere. Colui che, avendo evidentemente conseguito honoris causa, o meglio attribuitegli a furor di popolo, le lauree in psicologia per decifrare i due neuroni che circolano al di là del banco e in disciplina delle arti e dello spettacolo per fingersi, come un attore, ogni giorno amico di tutti, è chiaramente sottopagato. Un libro che esplora il suo percorso di ascensione allo stato zen supremo, causato dalle richieste sempre più assurde che gli vengono scagliate addosso senza più ritegno. Per evitare che questa figura professionale finisca tra le specie in via d'estinzione insieme a orsi polari e tigri. Che, a differenza sua, hanno la fortuna di non ascoltare l'enorme mole di cazzate dei clienti. Perché un caffè deve tornare a essere semplicemente un caffè e non una scusa per mostrare le proprie idiosincrasie verso latticini, caffeina, contenitori, temperature e mondo intero.