L'assassinato è un vecchietto vestito all'antica, con la redingote stretta alla vita. Baffi spioventi gialli di nicotina e barbetta a punta. Negli occhi sbarrati nessuna espressione particolare, di sorpresa o di angoscia. In mezzo al petto è piantato un pugnale, arma che non può passare inosservata con il suo manico a forma di serpente attorcigliato. Quasi un'impronta lasciata di proposito a firmare il delitto. Accanto, sul divano, un pastrano da marinaio con i bottoni dorati. La scena si offre allo sguardo scrutatore del commissario De Vincenzi nel salottino di un bizzarro luogo di ritrovo, un po' circolo letterario e un po' bisca, dove si tengono conferenze e si gioca d'azzardo. Ma un'ulteriore tessera del mosaico, ancor più enigmatica, lo attende a casa della vittima, dove è esposta sopra un cassettone di quercia la perfetta riproduzione in cristallo di una giunca cinese. All'apparenza un innocuo souvenir, in realtà la barchetta ha una lunga storia da raccontare. E, nella sua scia, si appresta a disseminare altri cadaveri.