"In questo libro, dopo le continue insistenze di mio figlio ho dovuto, più che voluto, animare i miei racconti, soprattutto creando i buffi personaggi e poi colorandoli con acquerelli, pennarelli, colori a cera o a inchiostro. Mi aveva sollecitato tempo fa di riprendere a dipingere dopo decenni di inattività. Non ci pensai più, e ritornai a scrivere i miei volumi di Filastrocche sino a quando mi venne un'idea, a dir poco bislacca, ma che andava bene al caso mio. Dato che si trattava di semplici e bizzarri pupazzi non certo di pitture serie, importanti e giacché dalla matita manovrata e dalle mie mani incerte scaturivano disegni semplici, elementari e poco impegnativi, mi convinsi che potevo continuare su questa scia. Quella dell'arrendevolezza alle cose piccole, ai disegni elementari che ho chiamato subito: "I miei Scarabocchi". Semplici schizzi magari bizzarri ma allegri e mattacchioni, evidenziati con tratti appena accennati, sicuramente gradevoli ai miei occhi e forse anche ai miei nipotini. Pupazzetti per bambini per intenderci, che potrebbero magari suscitare o strappare un sorriso, forse anche a qualche altro nonnino matto come me proprio per la semplicità del soggetto."