"Ci sono dei libri che segnano la storia intellettuale e personale dei grandi autori, dei libri che essi sognano di scrivere ma che poi magari finiranno per non scrivere mai, pur capendo che tutto quello che fanno è segnato da quei libri, che quasi condensano tutto il senso della loro creazione, e permettono di cogliere i motivi ultimi che sono stati il grande amore della loro opera, quell'amore che le ha dato la sua coloritura irripetibile: di creazione di quella persona... Il libro di Olivier Clément su Berdjaev è esattamente uno di questi libri... rappresenta quel necessario che costituisce l'unità interna di un'opera e la trasforma da studio astratto in un'opera viva e di vita. Tutta l'opera di Clément è in effetti attraversata da questo spessore vitale, che le consente di proporre delle posizioni assolutamente originali proprio perché nasce da una vita, è il frutto di un'esperienza comune, ecclesiale, che invece di bloccare la creatività individuale in un discorso chiuso la fa fiorire in maniera altrimenti inimmaginabile... Così precisa lo stesso Clément sin dalle prime righe del suo libro su Berdjaev, e così è stato in effetti sin dal momento del suo primo incontro con un libro di Berdjaev ("Spirito e libertà") che, nel pieno della seconda guerra mondiale e della sua personale 'notte dell'anima', lo strappò, letteralmente, dal concreto nulla e gli svelò "che si poteva essere cristiani nel XX secolo"". (Dall'Introduzione "Un libro di incontri e di intuizioni" di Adriano Dell'Asta);
Traduzione dal francese a cura delle Monache Benedettine dell'Abbazia "Mater Ecclesiae".