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Una perfetta stanza di ospedale

Una perfetta stanza di ospedale
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26 punti carta PAYBACK
Brossura:
128 Pagine
Editore:
Adelphi
Pubblicato:
18/02/2009
Isbn o codice id
9788845923548

Descrizione

"Ogni volta che penso a mio fratello, il cuore mi sanguina come una melagrana scoppiata" esordisce la protagonista del racconto che da il titolo al volume, e per cercare di dimenticarlo del tutto, si immerge "nel ricordo della sua quieta camera di ospedale". Quella stanza, in cui il ragazzo ha trascorso alcuni mesi prima di morire "assurdamente giovane", era un luogo "perfettamente ripulito dalla sporcizia della vita". A poco a poco sorella e fratello si rinchiudono nel mondo a parte della stanza, che pare impermeabile alla corruttibilità della materia organica, e dove regna l'asettica purezza dell'assenza di cibo, dell'assenza di odore. Ed è come se assaporassero la "serenità perfetta che si prova all'inizio di una storia d'amore". Anche nel secondo racconto a un mondo "di fuori" si contrappone un mondo "di dentro": quando è costretta a portare la nonna - "chiusa in una realtà tutta sua" - in un ospizio per vecchi, una "scatola bianca ... piena di buone intenzioni" chiamata Nuovo Mondo, la ragazza Nanako si sente "murata viva" nel piccolo appartamento che per anni ha diviso con lei, e comincia a chiedersi quale sia ora il suo, di mondo, e se ci sia una realtà oltre a quella che le sta "crescendo dentro".

La nostra recensione

La scrittrice giapponese Yoko Ogawa, ben conosciuta in patria, firma due splendidi racconti il cui comune denominatore è la morte in ospedale; una morte gelida, impassibile e inarrestabile che pone fine a due vite, quella del giovane fratello che si ammala a 21 anni (Una perfetta stanza di ospedale) e quella dell'anziana nonna ricoverata dalla nipote per demenza senile (Quando la farfalla si sbriciolò).
Nel primo racconto è una giovane donna sposata con un marito troppo indaffarato che assiste il fratello colpito improvvisamente da una malattia mortale. Giorno dopo giorno i due si conoscono meglio, il legame diventa di un'intimità inconsueta e inesprimibile. Nell'ambiente asettico della stanza il dolore si accompagna al ritrovamento di un fratello, alla perfetta sintonia inedita tra loro.
Quasi in una dimensione di sogno si avvolge la protagonista del secondo racconto (Quando la farfalla si sbriciolò). Anche per questa ragazza, come nel primo racconto, c'è stato un rapporto difficile con la madre, fatto di abbandoni e tradimenti. Vivere allora diventa un esercizio di concentrazione per resistere al dolore e per sconfiggerlo o quanto meno per trovare una dimensione chiusa e forte dentro alla quale ci si possa rifugiare.
Una narrazione sintetica, fatta di immagini intense che si nutrono di contrasti assoluti (l'immacolata stanza d'ospedale che non si sporca rispetto al corpo del malato che degenera; o la vita della nonna giunta al termine mentre nel ventre della nipote incinta ne sta nascendo una nuova) e rese con una scrittura lucida e affilata come la lama di un coltello da sushi che affonda senza pietà nella carne di chi legge. Un harakiri che però regala un piacere particolare. Valeria Merlini