"La fiaba di Andersen nasce dalla vita: la sua, e quella di milioni di poveri, costretti dalla miseria in spazi angusti, legati a condizioni senza prospettive, a lavori soffocanti, a destini apparentemente privi di significato. Al limite, la vita di tutti, sempre incompiuta rispetto al fiammeggiare dei desideri, sempre ripetitiva nei gesti di una quotidianità che solo una disposizione interiore può rendere nuova. Ma i limiti di luogo, di spazio, di tempo, i limiti umani che assillano tutti, anche chi cerca di dimenticarli in un'attività incessante o di evaderne nello stordimento, si aprono e si dissolvono se il tessuto di cui sono composti, le piccole cose, i gesti comuni di cui anche le azioni più alte, le realtà più elevate sono costituite, si mostrano nella loro vera natura, nel loro darsi spontaneo, che esprime sempre i sentimenti di chi li vive. Il dolore, la gioia, l'odio, l'amore, l'astio, l'amicizia, la paura, il coraggio, la desolazione, la speranza, la divisione, la solidarietà, la festa.... tutto l'universo iridescente dei sentimenti umani trascorre nella fiaba di Andersen, illumina il cammino di uomini, donne, animali, piante, oggetti, che da condizioni di indigenza fisica, morale, spirituale si aprono a situazioni nuove, imprevedibili, di serenità e di gioia. Rivelando la regia nascosta che guida la creazione, che traluce dalle congiunture a volte più difficili, oscure, apparentemente senza sbocco; e mostra la realtà positiva nascosta sotto le apparenze ..." (dalla Introduzione)