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Il processo di Verre: Un capitolo di storia romana

Il processo di Verre: Un capitolo di storia romana
Ebook
con Adobe DRM
Editore:
Library Of Alexandria
Pubblicato:
14/02/2023
EAN-13
9781465685407

Descrizione

Quando Aristagora di Mileto si recò a Sparta, per ottenere ch'essa prendesse a sostenere la causa degli Ioni contro i barbari, buon parlatore e facondo, com'era, cercò sopra tutto lusingare gli Spartani, col mettere ad essi sottocchio le smisurate ricchezze dell'Asia, che loro senza molta pena sarebbero venute in mano, e gli avrebbero condotti al punto di contendere di ricchezza con Zeus; essi che per poca terra guerreggiavan con Messeni ed Arcadi ed Argivi. Quali cupide voglie e quali speranze destasse quel lieto miraggio nella folla degli ascoltatori, Erodoto non dice; ma l'impressione dovette ben essere intensa, se Cleomene volle rimandata la risposta a tre giorni. E il terzo giorno venuto, con ispartana brevità, altro Cleomene non domandò fuori di questo: quanta distanza separasse gli Ioni dal re; a che con inganno Aristagora rispose: un cammino di tre mesi. La qual cosa udita, Cleomene più non volle ascoltare, ed interrompendo gridò: O straniero di Mileto, sgombra da Sparta prima che cada il sole; poichè non dici cose buone per i Lacedemoni tu che vuoi condurli per una via, che si dilunga di tre mesi dal mare. Forse Cleomene, dando la sua fiera risposta al tiranno di Mileto, non pensava in quel punto che a' disagi, a' pericoli, alle incertezze di una spedizione tanto lontana; ma per un buono Spartano maggiori anche de' pericoli dell'impresa di guerra, se anche più remoti, doveano apparire quelli che avrebbero minacciata l'indole e la consistenza delle instituzioni spartane. Agli Stati, che hanno il vanto d'instituzioni guerriere, meno è da temere la guerra e più le conseguenze della vittoria. Alcune instituzioni severe od una rigorosa semplicità di costumi non possono serbarsi che in un ambiente, ove niente vi sia che desti sentimenti di bisogni nuovi ed alletti nuove cupidigie con la stessa facilità di appagarle. E se improvvisamente gente avvezza ad una primitiva austerità e semplicità di vita si trovi a un tratto sobbalzata tra gente e costumi d'indole più progredita e pel progresso stesso fatta più raffinata e corrotta, il mutamento è d'ordinario fatale. Un popolo sperimentato in imprese guerresche, una gente guerriera, a causa della vita stessa che è costretta a menare, non può, per la difficoltà di soddisfarli, alimentare nuovi bisogni; ma l'amore dell'ornamento, il pregio della ricchezza serpono in esso segretamente, se anche non pienamente sviluppati, perchè male adatti alla semplice vita agricola ed alla vita del campo; poco utili se non nelle manifestazioni più rudimentali e semplici, e, come soddisfazione dell'amor proprio e della vanità, messi in seconda linea dalla manifestazione più alta del valor personale. Ma per poco che il cerchio magico, ond'esso è cinto, sia rotto, e l'ambiente, in cui questo popolo è costretto ad aggirarsi, si muti, ne nasce un effetto impensato, eppur consentaneo alla natura delle cose e di quegli uomini. L'ardore indomito che irruppe tante volte nel tumulto delle battaglie, si muta in una smania irrefrenata di godimento; la prepotenza guerriera, lo spirito di distruzione, quasi che, mutando di campo, tendano ad esercitarsi non più sugli uomini, ma sulle cose, si convertono in una prodigalità quasi pazza, in un fasto insolente; e la stessa emulazione del valore diviene un'emulazione di lusso e di opulenza.