"La sua mitezza e forza d'animo conducono una danza e battimento allo stesso tempo, come la carezza di una madre che ritorna farfalla. Quasi che prima soffiasse la musica, intrinsecamente legata al suo essere per poi arrivare parola. L'ermetismo e il suo respiro criptico, da sempre presenti, gli hanno regalato un linguaggio ben comprensibile tradotto in parole, e capirle risiede nell'ascolto profondo delle ridondanze collinari che si elevano e ricadono come onde di mare nel medesimo spartito. Aveva ben chiara l'immagine di spire musicali, note e verbo assieme da sposarle tutte sul rigo. Quella incomprensione iniziale non era mai connaturata in ciò che musicava ma nell'occhio e orecchie di chi legge e ascolta le sue opere, è nel silenzio che si cela la Divinità Ritmica; aveva il dono di creare il cristallo delle note e farlo vibrare al suono mistico delle stesse. Poliedrico e multiforme era Maestro di Tamburo di Luna" (dalla prefazione di Simona Carboni)