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L'ultimo sopravvissuto di Cefalonia

L'ultimo sopravvissuto di Cefalonia
Ebook
con Adobe DRM
Editore:
Longanesi
Pubblicato:
19/09/2019
EAN-13
9788830454620

Descrizione

«Quando nel 2018 Bertoldi compì il suo primo secolo di vita, il quotidiano locale se ne uscì con un appello accorato: "Per favore, se qualcuno avesse tempo e le capacità per scriverci un'autobiografia monumentale, si faccia avanti". E' merito di Filippo Boni se il monumento è ora finalmente in libreria: le trecento, vibranti pagine de "L'ultimo sopravvissuto di Cefalonia" rendono giustizia a un uomo mite che ha sconfitto la ferocia della storia.»
Il Venerdì - la Repubblica - Raffaele Oriani

«Quando nel 2018 Bertoldi compì il suo primo secolo di vita, il quotidiano locale se ne uscì con un appello accorato: "Per favore, se qualcuno avesse tempo e le capacità per scriverci un'autobiografia monumentale, si faccia avanti". E' merito di Filippo Boni se il monumento è ora finalmente in libreria: le trecento, vibranti pagine de "L'ultimo sopravvissuto di Cefalonia" rendono giustizia a un uomo mite che ha sconfitto la ferocia della storia.»
Il Venerdì - la Repubblica - Raffaele Oriani

L'eccidio di Cefalonia del settembre 1943 sembra oggi lontanissimo, ma è ancora prepotentemente vivo negli occhi di Bruno Bertoldi. E lui, cento anni compiuti il 23 ottobre 2018, è rimasto l'ultimo a poterlo raccontare. In quei giorni, migliaia di soldati italiani della Divisione Acqui vennero trucidati dai nazisti. Bertoldi riuscì miracolosamente a fuggire, ma fu subito catturato dai tedeschi e portato ad Atene. Da qui venne caricato su un treno diretto allo stalag di Leopoli, in Ucraina. La Wehrmacht cercava meccanici e Bertoldi fu destinato a un deposito di panzer, auto e moto a Minsk, in Bielorussia. Dopo una fuga rocambolesca, lui e altri tre italiani furono presto catturati dai partigiani polacchi che dopo un periodo di lavori forzati li consegnarono ai russi. Ebbe così inizio una terribile marcia per centinaia di chilometri, anche a trenta gradi sotto zero, finché, una volta arrivati a Mosca, vennero trasferiti nell'infernale gulag di Tambov, dove in gelide caverne scavate sottoterra Bertoldi vide morire migliaia di soldati italiani. Nella primavera del '45, fu spedito a seminare e a raccogliere cotone, in condizioni estreme, nel gulag di Taškent, in Uzbekistan. Nell'ottobre 1945, venne caricato su un carro bestiame e finalmente mandato a casa, a Castelnuovo Valsugana, dove arrivò, ormai ridotto al lumicino e con la malaria, soltanto la notte di Natale.
La storia delle incredibili avventure di Bruno Bertoldi è quella di un eroe suo malgrado: un uomo per bene che ha attraversato tutti gli orrori del Novecento cercando in ogni modo di sopravvivere, ma senza voler mai rinunciare alla propria dignità.